Trump e Musk procedono come panzer nel loro programma di smantellamento dell'apparato pubblico, annunciando decine di migliaia di licenziamenti in tutti i settori, dalla sanità all'istruzione, dalla sicurezza interna agli aiuti internazionali. Anche nel mondo dei media l'anno si è aperto con una raffica di licenziamenti negli Stati Uniti e lo stesso sta succedendo nel Regno Unito. Non perché gli editori vogliono imitare lo stile manageriale del nuovo potere globale, ma semplicemente per la necessità di contenere i costi, di fronte alla difficile situazione economica del settore e ai problemi posti dalla transizione digitale. E ancora non si parla dei possibili effetti dirompenti che l'intelligenza artificiale potrà avere nel prossimo futuro.
Su Press Gazette, rivista inglese che da 60 anni segue il mondo dei media, Charlotte Tobitt sta monitorando attentamente l'evolversi della situazione e ha registrato più di 900 tagli annunciati in gennaio dagli editori di giornali e tv statunitensi e britannici. Ecco qualche esempio, partendo da quotidiani e periodici.
Il Daily Mail, il Mail on Sunday e il Mail Online del gruppo DGM Media prevedono di tagliare fino a 99 posti di lavoro. Il Chicago Sun-Times sta cercando di incentivare le dimissioni volontarie di 20-30 persone; l'offerta è rivolta alla redazione del Sun-Times e ai non giornalisti della WBEZ, la stazione radio di Chicago.
Il Wall Street Journal prevede una riduzione di personale nell'area Vita e Lavoro, che verrà accorpato a Economia, Finanza ed Affari; lo stesso vale per la redazione londinese, ma non si sa ancora quanti ruoli saranno interessati.
il Washington Post taglierà circa il 4% del suo personale, ovvero quasi 100 persone; il reparto più colpito è quello pubblicitario, circa 73 licenziamenti; la redazione al momento non è coinvolta (l'ultima riduzione del numero di giornalisti del Post risale al 2023, quando ci furono 240 dimissioni incentivate).
Il gruppo scozzese DC Thomson prevede di tagliare 35 posti di lavoro e altre 35 persone sono a rischio: quattro riviste dovrebbero chiudere. Forbes, infine, prevede di tagliare fino al 5% della sua forza lavoro, dopo aver mancato i suoi obiettivi finanziari per il 2024
Passando alle televisioni, la CNN prevede circa 200 licenziamenti nelle sue attività televisive, ma anche 200 nuovi posti di lavoro nel digitale (data scientist, product engineer, eccetera). L'obiettivo: spostare l'attenzione sulle piattaforme e i prodotti verso cui il pubblico si sta spostando.
La BBC ha annunciato una riduzione netta di 130 posti di lavoro nel World Service, il servizio radiofonico e televisivo internazionale, con l'obiettivo di risparmiare 6 milioni di sterline sui costi nel prossimo anno.
NBC News ha licenziato circa 40 dipendenti in diversi dipartimenti, ovvero il 2-3% della sua forza lavoro; saranno però create 12 nuove posizioni, che si aggiungono ad altre 50 posizioni aperte, per le quali sono già state avviate delle assunzioni. A London Live tutti i 25 dipendenti perderanno il lavoro a causa della chiusura del canale televisivo.
Nei media online le cose non vanno meglio. L'Huffpost prevede di tagliare più di 30 posizioni editoriali "a causa delle sfide crescenti e in corso per la nostra attività". Dotdash Meredith, il sito web di consigli (in precedenza noto come About.com) del gruppo IAC, taglierà 143 posti di lavoro, dopo aver licenziato in novembre circa 53 persone. Vox Media ha licenziato 12 persone a Vox.com; ridotti anche i giornalisti dei marchi affiliati, Thrillist e Eater. Infine, “meno di dieci” persone sono state licenziate a Tech Crunch, il noto sito di informazione sulle startup e le tecnologie che fa capo a Yahoo.
Il monitoraggio di Press Gazette sugli Stati Uniti e il Regno Unito proseguirà nei prossimi mesi. E in Italia?
ipse.com, febbraio 2025 (foto: Press Gazette)